“Colapisci era uno mezzu omu e mezzu pisci”. Con queste parole semplici, che descrivono la straordinaria qualità anfibia di questo essere sorprendente, hanno inizio quasi tutte le versioni popolari dell’antichissima e famosa leggenda di Cola Pesce. All’eroe anfibio, che con il suo sacrificio, immergendosi per sempre nelle profondità delle acque dello stretto di Messina, salva la sua terra, è dedicato il radiodramma Colapisci che andrà in onda, domenica 30 maggio, ore 19 (con replica lunedì 31) nell’ambito di Antiche fiabe siciliane, il minipercorso all’interno del più vasto La Memoria delle Radici: le Radici delle Memoria. Un nuovo appuntamento che si inserisce nel variegato palinsesto di  sinESTEsie– EStensioni TEatrali, la prima trasmissione del progetto Radio Teatro Città on Web iniziativa culturale multimediale, ideata da Orazio Torrisi e  prodotta dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale in collaborazione con l’Università di Catania.
La fiaba siciliana Colapisci, in versione radiodramma, sarà proposta dal gruppo di artisti, capitanati dal regista Ezio Donato che sarà anche il narratore, Rossana Bonafede (nei panni della madre dell’eroe), Daniele Bruno (Colapisci), Riccardo M. Tarci (il re), Aldo Toscano (padre di Colapisci). 

Il radiodramma, che vanta le musiche originali del Maestro Matteo Musumeci, come sempre, sarà fruibile sul sito teatrodellacitta.it, sulla pagina fb teatrobrancati e sui vari canali multimediali dell’ateneo catanese (radiozammu.it; in FM sulla frequenza 101.00 MHz; su Spotify (podcast “Sinestesie“) in video sul canale YouTube zammù tv – Università di Catania – zammù tv – Università di Catania (playlist “Sinestesie”).

E sarà un modo per addentrarsi nel meraviglioso mondo delle leggende popolari siciliane attraverso quella che rappresenta un vero e proprio mito isolano. “In una città imprecisata sul mare della costa orientale della Sicilia – racconta Ezio Donato – Catania o Messina, un bambino di nome Cola, mentre gioca sulla riva del mare, subisce

una metamorfosi a causa dell’imprecazione della madre stanca di richiamarlo fuori dall’acqua come ogni giorno. Chi putissi addivintari un pisci! giusto in quel momento passa l’angelo e le parole della madre si traducono in realtà. Il bambino, con la parte inferiore del corpo trasformata in pesce, si tuffa in acqua e scompare. Rinato come Colapesce, diviene il re del mare, padrone di tutti i tesori sottomarini, amico e protettore dei naviganti. Fino a quando, un giorno viene sfidato a calarsi negli abissi dello stretto di Messina dal re Federico II, o più probabilmente dal nonno Ruggero II d’Altavilla, geloso del potere e della fama che Cola si era conquistati fra la gente del mare”.

“A questo punto – continua Donato – la tradizione popolare, come quella letteraria, forniscono diverse versioni: Colapesce, per rispettare l’autorità del re soccombe negli abissi marini bruciato dal fuoco sotterraneo dell’Etna; oppure non muore, ma si sacrifica per reggere periodicamente, ma in eterno, una delle tre colonne, quella più malferma, sulle quali poggia la Trinacria. Colapesce diventa così l’eroe popolare della Sicilia, e il suo racconto corre in tutta l’isola”.

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